Sentii l’ascensore fermarsi al mio piano e subito dopo il suono del campanello alla porta. Andai ad aprire con il cuore che mi scoppiava.
Mi apparve un uomo massiccio, muscoloso, alto almeno venti centimetri più di me.
Mi fissò da capo a piedi “Femminuccia, sei uno schianto” disse mentre il suo viso si allargava in un sorriso beffardo.
Gli feci cenno di entrare mentre mi affrettavo a chiudere la porta per paura che i vicini ci sentissero.
Rimasi lì in piedi, davanti a lui, senza riuscire a muovere un passo. Lui mi girò intorno per esaminarmi attentamente. Poi, con un dito mi sollevò da dietro il vestitino per scoprirmi il sedere.
“Bel culo. Sei davvero carina. Non si direbbe che sei un maschietto. Hai davvero 22 anni? Sembri più giovane.”
“Sì, li ho compiuti il mese scorso.”
“Hai un amante?” mi chiese.
“Come?” La domanda era chiara ma io avevo la testa confusa.
“C’è qualcun altro che ti scopa?” disse spazientito.
“No, sono single.” Balbettai.
“Non dirmi che hai ancora il culetto vergine?”
Non ero abituato a quel tipo di conversazione tanto che abbassai lo sguardo e non dissi nulla.
“Allora? Non rispondi? ”disse lui. Quindi si alzò e afferrandomi da dietro mi piegò contro il tavolo. Il vestitino era così corto che non ebbe nemmeno bisogno di sollevarlo, fu sufficiente che mi abbassasse le mutandine a metà coscia, per denudarmi il sedere.
“Resta così ferma che voglio guardarti bene!”
Rosso di vergogna gridai aggrappandomi ai bordi del tavolo: “Noo, ti prego, non l’ho mai fatto.”
“Zitta e Inarca la schiena” mi intimò dandomi una violenta pacca sul sedere.
Rassegnato obbedii: subito avvertii qualcosa di molto grosso e duro cercare di forzare l’entrata posteriore.
“Ti prego no, non così” implorai con le lacrime agli occhi.
“Zitto femminuccia… inarca ancora di più.”
Mi era addosso, sentivo il suo respiro sulla nuca.
“Lasciati andare” mi disse “Ti farò impazzire e dopo non potrai più farne a meno.”
Ma io, per quanto mi sforzassi non riuscivo proprio a rilassarmi.
“E’ troppo stretto…” disse lui dopo qualche tentativo inutile di forzarmi il retto. “Sei davvero vergine. Dovrò allargarti.”
Poi si sollevò e sentii che armeggiava con qualcosa..
Feci per ricompormi ma lui mi bloccò piegato sul tavolo.
“Rimani così. Allarga le natiche con le mani.”
Obbedii ancora una volta. Girando la testa vidi che mi stava scattando delle foto col cellulare.
Rabbrividii. Ero nelle mani di un sadico.
Dopo avermi fotografato iniziò a sculacciarmi fino a farmi il sedere rosso. Con il respiro in affanno, le palpebre chiuse, mordendomi il labbro inferiore arcuai ancor di più le reni in maniera da offrirgli ancor di più il bersaglio dei suoi desideri. Il dolore per i colpi non impedirono che un turbamento fortissimo mi coinvolgesse. Il mio piccolo uccello ebbe un’erezione.
“Cosa c’è d’agitarsi così? Ti piace è… puttanella!”
E mentre con una mano mi sculacciava con l’altra mi afferrò...
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